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In Programma dal:12/09/2018 al: 18/09/2018

Città crudeli in 4 film: ritratti di famiglia | Panormos International Weeks

Info:

«I vuoti di oblio non esistono. Nessuna cosa umana può essere cancellata completamente e al mondo c’è troppa gente perché certi fatti non si continuino a sapere: qualcuno resterà sempre in vita per raccontare», scriveva Hannah Arendt.

Oblio (del passato così come di aspetti del nostro presente e delle conseguenze che avranno nel futuro), testimonianza e memoria (non come semplici ricostruzioni di fatti e circostanze, ma come possibili letture di pezzi di esistenze individuali, familiari e collettive), racconto (come scelte espressive proprie di ogni autore o autrice per evocare tutto quel che bisogna illuminare: del passato, del presente o del futuro) saranno i motivi che accompagneranno gli appuntamenti di Città crudeli in 4 film, uno dei progetti culturali proposti da Panormos International Weeks insieme a cinema Rouge et Noir per l’autunno 2018.

In ognuno dei film, la Storia collettiva passerà attraverso storie di famiglie, figli, madri, generazioni: passate presenti e future… Per questo, abbiamo pensato di unire film molto diversi tra loro sotto un unico titolo che potesse qualificarne uno degli aspetti fondanti: ritratti di famiglia.

I primi due film proposti per settembre:

12 settembre

Haiku on a plum tree della regista Mujah Maraini-Melehi

Un film che racconta la dimensione d’oblio per eccellenza: la prigione, oltretutto in una terra lontana. E, in particolare, la detenzione in un campo di prigionia in Giappone di Topazia Alliata e del marito Fosco Maraini insieme alle tre figlie, in seguito al loro rifiuto di giurare fedeltà a Mussolini dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43. Un film che è anche la storia di tre generazioni di donne: la nonna Topazia, il suo diario e le sue memorie, la figlia Toni Maraini, che alla durezza di quella prigionia ha dedicato un libro (Ricordi d’arte e prigionia di Topazia Alliata), la nipote, la regista Mujah Maraini-Melehi, che tesse insieme queste memorie scritte e orali, ritorna nei luoghi e trasforma una vicenda privata in una storia emblematica di sopravvivenza e di dignità contro ogni forma di detenzione fisica o spirituale.

A introdurre il film, saranno presenti la regista Mujah Maraini-Melehi insieme alla madre Toni Maraini (poetessa, saggista, studiosa del Maghreb).

18 settembre

Sembra mio figlio della regista Costanza Quatriglio

«Il mio è un film sugli essere umani», dice la regista, reduce dal successo della presentazione fuori concorso a Locarno.

Frutto di un lavoro durato anni, anni di dialogo tra la Quatriglio e Mohammad Jan Azad, un ragazzino conosciuto nel 2005 durante le riprese del film documentario Il mondo addosso, il film racconta la storia di Ismail e del fratello Hassan fuggiti da una delle persecuzioni più ignorate e lasciate cadere nell’oblio della Storia contemporanea: quella dell’etnia hazara in Afghanistan.

Muovendosi tra realtà e finzione, il film narra la ricerca ostinata di una madre perduta, rimasta nel paese d’origine, il bisogno di un terreno affettivo, culturale e umano in cui poter riconoscersi e rifondare la propria vita, anche a costo di tornare a fare i conti con il destino di un popolo negato e le pieghe più intime di un «dolore censurato», indicibile, che solo il racconto può arrivare a restituire e rendere universale.

Appuntamento martedì 18 settembre alle 20:15, introdurrà il film Evelina Santangelo. La registà dialogherà con Alessandro Rais.

Orari:

Spettacoli alle 20:15